venerdì 16 settembre 2011

Incendies (La donna che canta)

Tangibile splendido moderatamente parametrizzato

Può succedere che un'idea sia imponente. E cosa persuade quell'idea? Quale distanza può far dimenticare la spontanea determinazione della grandezza?
Denis Villeneuve è l'uomo che pone una distanza dal suo Incendies, capace di obliare.
Avviene immediatamente, dalla prima panoramica lasciamo l'evidente percezione di essere di fronte ad una rappresentazione.

Ed è proprio da uno spettacolo teatrale che tutto ha inizio, da quell'universo brulicante messo in opera da Wajdi Mouawad nel 2003, come secondo capitolo della tetralogia Le Sang des promesses che nel 2009, con le sue dodici ore di teatro, ha segnato la 63esima edizione del Festival d'Avignon.

E come nell'Enigma della Sfinge di Tebe la storia procede attraverso un pellegrinaggio intellettivo volto a risolvere l'eredità della violenza. Un patrimonio biologico coperto dal silenzio dopo e dall'impeto del destino prima. Ma se il viaggio percorre la strada in luoghi inesistenti e in due tempi diversi, lo spettatore sembra essere portato su un'unica linea concreta, dove la scoperta della verità avviene, in un processo doloroso, con il solo intento di iniziare ad essere liberi. 
Denis Villeneuve ha mantenuto la struttura drammatica, le idee chiave e i personaggi principali del testo originale ma mentre lo spettacolo teatrale avanza in una serie di esplosioni, il film lavora per implosione.
Girato in Giordania e nel Québec, è un film di ricerca assennata, di marcate indagini che si confrontano con i paesaggi, icone rigonfie di sensazioni interiori.

La musica, quasi completamente assente per lasciare le scene strutturate nei rumori, ha un gioco decisivo nei punti chiave, con You And Whose Army? restiamo ipnotizzati dal prologo del film, col suono di un grammofono alla Hindemith-Toch.

Se Wajdi Mouawad si serve della geometria del poligono per descrivere il nucleo famigliare, in cui la visuale dei componenti è dettata dalla posizione e dalla forma del poligono stesso, Villeneuve ricorre alla matematica per rispondere alla domanda: la sequenza che si ottiene dagli atti di violenza diverge o converge su un punto? Diventa ciclica? E il gioco delle formule nelle relazioni di sangue trova complicità nella Congettura di Siracusa, menzionata in una delle prime scene del film.

Sono uomini di trilogie.
Villeneuve ha scritto e diretto nello stesso momento Incendies e Polytechnique, sua precedente pellicola che affronta la violenza apertamente, raccontando il massacro del 1989 all'Ecole Polytechnique di Montréal.
Dal 2004 per cinque lunghi anni ha lavorato ai due progetti e Prisoners, sceneggiatura in cerca di un regista per più di due anni, è crediamo la giusta conclusione.

Citazioni:
Imparerai a leggere e a pensare per uscire da questa miseria.
Stai cercando tuo padre ma non sai chi è tua madre.

Curiosità:
L'Enigma della Sfinge è il primo enigma documentato della storia: «Esistono due sorelle, delle quali l'una genera l'altra, e delle quali la seconda, a sua volta, genera la prima. Chi sono?». Risposta, il giorno (dal greco emera, divinità femminile) e la notte.
Wajdi Mouawad ha dichiarato che il suo incontro con Souha Bechara, donna libanese detenuta per dieci anni di cui sei in isolamento a Khiam, è stato decisivo per la stesura della storia.
La Congettura di Collatz afferma che nessun intero è divergente e tutti gli interi positivi sono convergenti. Applicando l'algoritmo di Collatz a qualunque numero intero positivo o seme, si ottiene sempre 1.

Estratti dal libro Resistance: My Life for Lebanon di Souha Bechara:
Khiam, o inferno senza nome, senza vita. La prigione di Khiam, istituita in una installazione militare, fu creata nel 1985. La prigione era circondata da torri di controllo e attorniata da un campo minato. L’occupazione, condannata dalle Nazioni Unite, rese il Libano meridionale una zona priva di uno status giuridico, eliminando così la possibilità di missioni da parte di Ong o altre istituzioni internazionali. Persino il Comitato Internazionale della Croce Rossa non era autorizzato a vedere i prigionieri. 
Non perdere tempo. Questo è lo scopo che mi prefissai quando arrivai alla prigione. Una volta finiti i miei interrogatori, quando finalmente scoprii come si svolgeva la vita “normale” dei detenuti, capii velocemente che sarebbe stato difficile mettere in pratica questo proposito. Tutti noi eravamo in uno stato di miseria estrema. Avevamo a malapena dei vestiti, nessun libro e, naturalmente, nessun pezzo di carta o una matita, eravamo tagliati fuori dal mondo esterno, l’unica attività che ci rimaneva era quella di tendere le orecchie per seguire gli spostamenti da una cella all’altra delle guardie e dei prigionieri, cercando di indovinare chi si stava muovendo e dove stava andando. 
Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) vinse la sua prima e dura battaglia. Con la sua testardaggine, alla fine, conquistò il diritto per le famiglie di visitare i propri parenti detenuti. Il Cicr riuscì anche a ottenere un miglioramento delle nostre condizioni di vita. Fino a quel momento, ai prigionieri era permesso di ricevere solo pochi capi di abbigliamento, e questo solo se i loro familiari vivevano nella zona occupata. Ora invece tutte le famiglie libanesi avevano il diritto di spedire pacchi di vestiario e cibo. La famiglia portava il pacco a uno degli ufficiali del Cicr, sparsi in tutto il Libano, e il Cicr li raccoglieva tutti assieme e li portava a Khiam. Dopo essere stati ispezionati, venivano dati ai prigionieri. I primi pacchi ad arrivare non contenevano cibo, ma sapone, fazzoletti di carta e shampoo. Per noi era una rivoluzione.

Link:
Wajdi Mouawad
Intervista a Souha Bechara

Ascolta:
Grégoire Hetzel, Incendies
Grégoire Hetzel, Daresh
Radiohead, You And Whose Army?
Radiohead, Like Spinning Plates


Voto:

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